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Chapter 9 - Qualcosa di Nuovo

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KameBoxer's avatar
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TMNT Little Miracles - Chapter 9: Qualcosa di Nuovo



Senza che nessuno potesse accorgersene, circa otto giorni erano ormai trascorsi nella sensazione di vuoto più totale. L'allegra aura di Michelangelo era scomparsa e gravava la pesantezza della realtà più cruda e terribile che potessero vivere.

Mancava qualcosa a tutti. E nemmeno il focoso o il genio riuscivano ad alleggerire il tutto.

Leatheread aveva provato a parlare con il suo migliore amico, senza avvicinarsi ma non ne aveva cavato uno solo ragno dal buco.

Almeno, qualcosa di buono, però, c'era; Casey si era scusato con Leo che era diventato restio ad abortire...



-Cavolo, sono completamente annoiato...- borbottò Raph, seduto in cucina.

-A chi lo dici. Pensa che ho così tante idee in zucca ma non riesco a metterle in pratica- concordò Donnie, appoggiato allo schienale della sedia.

-E' solo perché Mikey manca davvero a tutti-.

Sulla soglia della porta della cucina faceva capolino April con un cesto zeppo di abiti e lenzuola puliti. Aveva appena ritirato il bucato perché non si fidava del cielo grigio che minacciava l'ennesimo temporale.

-E' da quando siamo qui che non fa che piovere- commentò acido Raph, mentre guardava fuori dalla finestrella sopra al lavandino.

-Non essere ridicolo. La pioggia è un fattore che non decide per sé. Non è dotata di libero arbitrio, Raph- tagliò corto Donnie, agitando la mano.

Il focoso emise un suono dalla bocca chiusa ed espirò drammaticamente dal naso, spingendo indietro la sedia per alzarsi e sgranchirsi le ossa.

-Ad ogni modo, dov'è Leo? E' da un po' che non lo vedo-.

-E' in bagno- rispose la rossa, cominciando a preparare la cena. -Ma ora che ci penso, sono quasi quarantacinque minuti che è rinchiuso lì dentro-.

Raph era già corso al piano superiore come un razzo!

"Spero che Leo stia bene!" pensava, mentre si avvicinava alla porta bianca chiusa.

Premette dapprima l'orecchio sulla fredda superficie per udire qualcosa ma percepì solo dei borbottii e rumori flebili di piedi che cambiavano costantemente posizione. Raph inspirò profondamente e bussò.

-Chi è?- risuonò da dentro la voce tesa di Leo.

-Sono io-.

Dall'interno, l'azzurro sbloccò la serratura e Raph scivolò dentro la stanza, richiudendo la porta alle spalle. Leonardo era appoggiato al lavandino con un viso leggermente perplesso.

-Che succede?- domandò il rosso, apprensivo.

-Non so se è la mia impressione, ma mi sento... come dire... pesante-.

Raph sollevò il sopracciglio e spostò lo sguardo sullo stomaco del compagno. Non vedeva nulla di diverso. Tutto era perfettamente piatto, dopotutto.

-Forse è una tua impressione davvero- rispose, infine.

Leonardo fece le spallucce e poggiò la mano sulla pancia, con viso cupo. Raph lo abbracciò teneramente, stampandogli un bacio sulla fronte.

-Che c'è? A me puoi dirlo- sussurrò nel suo orecchio.

-Sì, lo so. Mi fido ciecamente di te. Mi preoccupa solo Mikey. Ha mangiato a malapena e inoltre è l'unico a non sapere ancora del bambino-.

Raphael storse leggermente le labbra, strofinandosi la nuca con fare perplesso. Aveva scordato questo particolare e si sentiva perfino disgustato da sé stesso perché aveva messo in seconda corsia il suo fratellino adorato.

Che razza di grande fratello era?

Mikey aveva subito non certo una cosa da poco e che aveva impresso un segno che chissà se sarebbe mai guarito.

-Oggi proverò a raggiungere lo spirito di Mikey, come promesso a Donnie. So che non mi sono impegnato molto in questi ultimi tempi perché non ero al pieno delle mie forze. Ma adesso, basta esitare!- disse Leonardo, con un pugno stretto.

-Purché non ti riduci a uno straccio-.

Leo sorrise amorevolmente e raccolse la mano del compagno per poggiarsela sulla guancia; nonostante il carattere forte e focoso, i tocchi di Raphael erano incredibilmente morbidi e delicati tanto che potevano riempire il vuoto di una giornata intera.

-Oh, Raph... perdonami, ti prego...- mormorò Leo, con occhi chiusi.

Il rosso si fece perplesso oltre che guardingo.

-Ho voluto liberarmi del nostro cucciolo. Mi sento... una pessima... mamma...-.

Nonostante fosse indelicato, Raphael non trattenne una risata cristallina che imbronciò teneramente Leo.

-Che hai da ridere?! Guarda che ti stavo parlando con il cuore in mano!- ringhiò piano.

-Scusa, scusa, Leo!- rispose l'altro, tra una risata e l'altra. -E' solo che immaginarti in versione mammina mi fa venire da ridere a crepapelle!-.

-Non si può parlare con te!- pronunciò acido Leo, marciando fuori dalla stanza.

Raphael se la rise per qualche altro secondo e si passò una mano sul capo, inseguendo il suo compagno che si era nascosto, invece.

-Leo? Vieni fuori, dai! Non volevo ferire in alcun modo i tuoi sentimenti!- lagnò il focoso, ancora con un mezzo tono scherzoso.

Una mano calda e liscia lo tirò duramente per le code della maschera; Raph guaì leggermente in sorpresa e si ritrovò a cascare su qualcosa di morbido e anche profumato, con un sottofondo di risatine dolci.

-Dove sono?- borbottò fintamente il rosso, passando in posizione supina. -Nel paradiso?-.

-Se fosse il paradiso, non sarebbe così buio-.

Leo era celato nelle tenebre della stanza. Raph non aveva paura ma sperava semplicemente che le sue prossime risate che solleticavano la gola non avrebbero scatenato qualche ira funesta!

Un rapido vento accarezzò il suo volto; Raphie sogghignò e chiuse gli occhi, basandosi sull'udito che seguiva i passi veloci del suo compagno. Al momento opportuno, la sua mano bloccò il polso di un Leo imbronciato e lo tirò a sé.

-Aspetta... non sulla pancia- stoppò l'azzurro, a cavalcioni sull'inguine di Raph. -Il cucciolo potrebbe venir schiacciato ed è l'ultima cosa che voglio-.

Raph fece nota mentale e lo coricò sul suo petto, accarezzandogli il fianco sinistro, risalendo lungo il braccio e infine sulla tempia.

-Ti amo, Leo- sillabò nel buio.

-Io anche di più. E anche lui, il cucciolo-.

Il focoso sogghignò e spostò la mano sulla pancia. Lì, al caldo, c'era il loro figlioletto che sarebbe venuto al mondo tra otto mesi.

-Leo, quanto tempo è trascorso dall'inizio della gravidanza?- chiese, d'un tratto.

L'azzurro, leggermente stupito, ci pensò su. In effetti, aveva sorvolato questo particolare molto importante.

-Direi che da quando mi sono svegliato sono circa quattro settimane e mezzo. Dalla mia gravidanza, sono quasi tre settimane e mezzo-.

Raph annuì e gli stampò un bacio sulle labbra. Chissà come sarebbe stato Leo con un pancione ampio!

-Non vedo l'ora che cresca... la pancia, intendo...- sussurrò nel suo orecchio.

Leonardo arrossì e si sedette a gambe incrociate. Raph non ebbe bisogno di chiedere per sapere che quella era una posa meditativa.

-Vuoi arrivare a Mikey?- domandò.

-Sì. Ora mi sento meglio- pronunciò l'altro, chiudendo gli occhi.

Raph lo imitò, avvolgendogli le braccia intorno alla vita e appoggiando il mento sulla sua spalla destra. Le sue gambe ciondolavano lungo le ginocchia piegate di Leo che stava nuovamente arrossendo.

-Prendi anche la mia forza, se ne hai bisogno- mormorò. -Dai, Leo, solo tu puoi farlo-.

Rianimato da quelle dolci parole, il leader sprofondò nella concentrazione più totale...



Donatello era seduto sulla sedia a dondolo, a debita distanza da Mikey che era nascosto sotto alle coperte, al buio. Entrambi si trovavano nella cameretta del secondo.

"Piagnucola da molto tempo. E' come se avesse delle ferite sul corpo, anche se sa che non è così" pensò Donnie, deglutendo. "Il mio Mikey. Il mio piccolo fratellino...".

Il genio si asciugò una lacrima randagia lungo la guancia, chinando leggermente il capo e l'appoggiò sulla mano. Che cosa aveva combinato Slash!

"Voglio vederti di nuovo felice...".

Lungo il suo stinco destro, una strana sensazione morbida e calda stava crescendo; Donnie sollevò la testa dalla mano e sorrise debolmente al piccolo Neko che cercava attenzioni. Se lo issò sulle ginocchia, offrendogli un grattino alle orecchie.

-Mikey...- sussurrò piano.

Il suo cuore, improvvisamente, cominciò a battere più intensamente. Don deglutì, mentre un calore innaturale gli alzava la temperatura corporea e gli rendeva difficoltoso respirare.

Don aveva lo sguardo fisso sulla piccola forma di Mikey e si leccava le labbra secche.

Adesso respirava affannosamente e la sua mente si stava riempendo di loop infiniti sul nome del suo piccolo fratellino. Il solletico strapazzava lo stomaco dall'interno.

"Io provo le stesse sensazioni quando mi trovo nei pressi di April..." pronunciò nel pensiero, deglutendo ancora. "Questo non è... plausibile. Non può essere... io l'amo...".

Il batticuore, le suddette farfalle nello stomaco, il rossore sulle gote nel buio... erano tutti segnali che al genio tempestavano il corpo in subbuglio.

"Non è così. Mi rifiuto di credere davvero che..." pensò, guardando Neko. "... che mi stia completamente avvinghiando a Mikey... in quel modo...".

Improvvisamente, il giovane Michelangelo fece capolino da sotto le coperte. Stava guardando Donnie con i suoi occhioni grondanti di lacrime e terrore.

-Donnie...- chiamò piano, tremando. -Va via, ti prego...-.

-Non posso farlo...-.

-Per favore... mi terrorizzi così...-.

Il genio negò debolmente, mettendo Neko in terra. Michelangelo si nascose nuovamente sotto il piumone, emettendo un gemito addolorato.

-Mikey, devi combattere la tua fobia. E se vuoi, prendi la mia forza. Ma tu, ti prego, devi svegliarti...- pronunciò Donatello, avvicinandosi cautamente.

Mikey guaì sonoramente, arricciandosi maggiormente sotto la coperta; grazie al suo Chi, percepiva quello dell'altro che si avvicinava. La tensione nel suo petto stava crescendo a dismisura, bloccandogli il respiro.

-Mikey, non hai mangiato da due giorni...-.

-Non voglio nulla... va via, per favore...!-.

La mano del viola accarezzò un lembo della coperta e accontentò il suo fratellino, lasciando la stanza, seguito dal piccolo Neko.

Donnie scivolò con il guscio lungo la porta, abbracciando le ginocchia al petto. Le lacrime sgorgarono dai suoi occhi tristi senza esitazione.

"Mikey... il mio piccolo è stato danneggiato..." gemette nel pensiero.



***



Il gracchiare di un corvo nero, che s'impennava verso un abete rinsecchito risuonava nell'infinito cielo temporalesco al tramonto. Strie rossastre si univano a oscure bordeaux in un mix indefinito di tristezza.

Ma a Slash questo poco importava. Si era rifugiato da un po' nel bosco profondo per attendere il ritorno del corvo a cui aveva scritto la lettera per TigerClaw.

Il corvo gracchiò due volte e si appoggiò sull'avambraccio della grossa tartaruga facilmente in bilico su uno spesso tronco dell'abete rinsecchito e contorto che gli era sembrato magnifico. Il pennuto gli lasciò nell'altra mano la busta familiare e ottenuto uno sfregamento delle piume sotto al collo, si librò nuovamente nel cielo, svanendo.

Slash si sedette con il guscio al tronco, aprendo la busta e ne lesse il contenuto. Un sorrisetto allargò le sue labbra mostruose.

-E così vuole Leonardo...- sogghignò, appallottolando la busta. -Io mi prenderò la piccola preda vergine, invece!-.

Non appena scese dall'albero, un lampo bianco gli attraversò la testa e istintivamente si palpò la minuscola bruciatura, reduce della sua infezione curata. Voleva davvero fare ancora del male a quell'innocente tartarughina dalla maschera arancione?

Già era stato un miserabile.

-Lui è mio. Il suo profumo mi alletta. Ma credo che dovrò combattere contro numerosi cavalli...- sogghignò, graffiando il tronco per poi svanire nella fitta boscaglia...

Situato nella terza stagione di TMNT 2012. 
(RxL Mpreg) Raph non sa che Leo è fertile e può generare cuccioli. In un pazzo lasso temporale di quasi 9 mesi, cosa diavolo accadrà? Non possono tornare a New York con le condizioni del leader ma il sogno di Mikey nel rivedere il sensei li spinge a riaffrontare la loro vita precedente, a ogni costo. 

Possono esserci molti altri abbinamenti...

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Cyberluna1994's avatar
Oh oh...Slash in arrivo=rogne in arrivo!

Povero Mikey...